AOSTA. Chi è uno psichiatra? Questo professionista si occupa di curare e riabilitare le persone che soffrono di disturbi mentail e di studiare, anche a scopo preventivo, le malattie della mente. Il suo obiettivo fondamentale è quello di preservare la salute mentale del paziente, prendendo in considerazione diversi ambiti: medico-farmacologico, neurologico, psicologico. In Valle d'Aosta tutto questo diventa difficile, se non impossibile.
Partiamo da un pensiero che alberga in quasi tutte le menti dei pochi psichiatri rimasti ad operare nella nostra regione: "La Psichiatria pubblica in Valle d'Aosta può fare solo terapia farmacologica e non riabilitativa per mancanza di personale e di risorse".
Non è il primo articolo che scrivo in questi anni sulla psichiatria in Valle d'Aosta. Nel Luglio 2015 mi occupai del condizionatore d'aria del reparto guasto da tre anni. In piena estate, con le finestre sigillate per motivi di sicurezza, è facile immaginare la sofferenza supplementare indotta ai pazienti. Dopo il mio articolo, per magia, il condizionatore tornò a funzionare. Quattro estati dopo, il sistema è nuovamente spento (forse perché guasto, o forse no).
Durante la conferenza stampa sullo "stato di salute della sanità valdostana" di ieri, l'assessore regionale Mauro Baccega ha ricordato la criticità di Psichiatria dovuta alla mancanza di medici. L'assessore ha affermato che il calo in cinque anni degli psichiatri, da dodici a cinque, è dovuto a pensionamenti o motivi familiari ed alla scarsità di neolaureati. C'è però un altro motivo non citato: la mancanza di incentivi professionali che, abbinati alla crescente difficoltà legata alla condizione territoriale, rende sempre meno interessante lavorare in Valle d'Aosta. Non a caso l'ultimo concorso per l'assunzione di due psichiatri a tempo indeterminato è andato deserto.
Le conseguenze, per gli assistiti, sono tante. Basti pensare alla chiusura dei centri d'ascolto territoriali e degli ambulatori: questo fa si che un paziente di Courmayeur che ha immediato bisogno di assistenza deve giungere sino ad Aosta per poter ottenere aiuto. E comunque, una volta arrivato nel capoluogo, il paziente non può rivolgersi alle strutture giuste: il pronto soccorso psichiatrico in realtà non funziona ed il paziente viene dirottato all'ospedale Parini, che non può assicurare la presenza fissa di uno specialista, dove subisce terapie di contenimento in attesa che lo psichiatra, già oberato di lavoro, riesca ad arrivare. Tutto ciò, a quanto pare, all'insaputa del direttore sanitario Eugenio Nebiolo che in conferenza stampa ha riferito invece che il pronto soccorso psichiatrico sarebbe attivo 24 ore su 24 tutti i giorni.
La scarsa presenza di psichiatri inoltre non permette più ai pazienti di essere seguiti dallo stesso professionista che già conosceono. E poi, come scritto in precedenza, la mancanza di personale si riflette sul modo in cui vengono erogate le cure: terapie farmacologiche per contenere i sintomi e zero (o quasi) interventi riabilitativi che consentano alla persona di reinserirsi pienamente in famiglia ed in società.
Siamo la regione con la percentuale di suicidi più alta d'Italia e i disturbi mentali sono in crescita. Questo disagio sociale dovrebbe spingere i responsabili ad azioni energiche, immediate e risolutive. Invece per ora dobbiamo accontentarci della promessa che un giorno, non si sa quando, il reparto di Psichiatria verrà spostato al Parini (sempre che rimangano abbastanza psichiatri per tenerlo aperto). Intanto in psichiatria fa caldo, troppo caldo, e per chi se lo può permettere la scelta quasi obbligata è rivolgersi a strutture del Piemonte o di altre regioni.
Marco Camilli