I risultati della ricerca del reparto di Patologia Neonatale dell’Ospedale Beauregard coordinato da Manuela Filippa
La voce della madre è in grado di ridurre la percezione del dolore nei bambini prematuri durante le procedure cliniche. Lo afferma un team del reparto di Patologia Neonatale dell’Ospedale Beauregard, coordinato dalla ricercatrice dott.ssa Manuela Filippa (UNIVDA). In collaborazione con il prof. Didier Grandjean dell’Università di Ginevra il team ha condotto un importante studio scientifico sulla risposta al dolore da procedura oggi pubblicato su Scientific Reports, la rivista del gruppo Nature.
Il neonato, soprattutto se prematuro, è infatti esposto a diverse manovre dolorose, come iniezioni, prelievi, intubazione, ventilazione, posizionamento di cateteri o rachicentesi. Per non parlare poi di dolori post operatori o legati a gravi patologie. E così, durante queste procedure cliniche dolorose, il team ha esposto un campione significativo di neonati prematuri a due diverse situazioni: i suoni ambientali o la viva voce della madre che parlava o cantava.
L’obiettivo era quello di comprendere come l’intervento vocale della madre potesse intervenire sui segnali di percezione del dolore nei prematuri, sulla quantità di ossitocina e sui livelli di cortisolo nel plasma.
Mentre la madre cantava accanto al suo piccolo sono stati dosati i livelli di ossitocina nella saliva e di cortisolo nel sangue al fine di rilevare poi il livello di dolore secondo un punteggio clinico internazionalmente validato. «Si è evidenziato come la voce diretta delle madri, rispetto ai soli rumori ambientali, contribuisca in maniera significativa alla riduzione sensibile della percezione del dolore» - dichiara il direttore della SC Pediatria e Neonatologia dell’ospedale Beauregard, dott. Paolo Serravalle. «Contemporaneamente si è assistito a un incremento significativo dei valori di ossitocina nella saliva, non sono state invece rilevate differenze significative nei valori plasmatici del cortisolo». Secondo gli studiosi, dunque, l’ossitocina endogena liberata durante il contatto vocale materno innesca un meccanismo di protezione del neonato contro le procedure dolorose.
Un risultato davvero significativo che sta ottenendo grande interesse da parte della comunità scientifica e che rappresenta un punto di partenza significativo per altre ricerche in merito.
«Il fatto che sia evidente il beneficio sul dolore innescato dalla presenza vocale della madre – conclude il dottor Paolo Serravalle – è particolarmente interessante poiché le esperienza dolorose precoci e ripetute nei neonati prematuri possono portare ad una sovra sensibilizzazione, a lungo termine, con conseguenze che possono condizionare i meccanismi di resilienza in questi pazienti, che sono particolarmente fragili».
Veronica Pederzolli