I transiti sono in leggera diminuzione e il parco veicoli è sempre più moderno
AOSTA. Sono entro i limiti di legge i livelli di inquinamento nelle aree dei tunnel del Monte Bianco e del Gran San Bernardo. Merito un po' del costante ammondernamento dei mezzi pesanti che transitano lungo i due assi stradali, meno inquinanti rispetto ai veicoli del passato, ma anche del volume di traffico che si mantiene sotto la soglia massima consentita e risulta in leggero calo.
Sette anni fa il Consiglio Valle fissò le soglie massime di passaggi ammissibili in 1.600 per il traforo verso la Francia e 250 per quello verso la Svizzera. Il Comitato regionale dei flussi di traffico lungo gli assi internazionali, riunito ieri a Palazzo regionale, ha fatto il punto della situazione e presentato lo studio sull'andamento del traffico tra 2011 e 2014. Negli ultimi anni i mezzi pesanti transitati sono via via diminuiti al traforo del Gran San Bernardo e il loro numero si è attestato intorno ai 130; al Monte Bianco il traffico è stato costante, intorno ai 1.500 passaggi all'anno.
Fra i tir in transito sono sempre di più i mezzi che sfruttano tecnologie più efficienti e inquinanti. Nel 2006 gli Euro 3 rappresentavano quasi il 90% del parco veicoli al Monte Bianco e gli Euro 2 il restante 10% circa. Al primo semestre del 2015 la situazione è radicalmente cambiata: gli Euro 2 sono "scomparsi", gli Euro 3 sono ridotti a meno del 10% e gli Euro 6 già rappresentano il 15% circa dei transiti.
L'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, che ha il compito di analizzare gli inquinanti, ha rassicurato sul rispetto dei limiti normativi sia in termini di media annuale, ampiamente sotto il tetto massimo, sia come numero di superamenti giornalieri.
Il presidente della Regione e presidente del Comitato Augusto Rollandin si è espresso in termini positivi sui risultati dello studio: «possiamo affermare di essere di fronte ad una situazione nettamente migliorata rispetto al passato, anche grazie al costante incremento dell'efficienza dei motori dei mezzi, come evidenziato dalla relazione dell'Arpa».
E.G.