Idrovore al lavoro a 2.700 metri di quota per abbassare il livello delle acque del bacino - VIDEO
AOSTA. Lunedì in val di Cogne inizieranno le operazioni di svuotamento programmato del lago glaciale di Grand Croux che sovrasta la Valnontey. Diverse idrovore lavoreranno per una settimana per abbassare il livello dell'acqua di circa cinque metri e prevenire uno svuotamento improvviso potenzialmente catastrofico per la vallata sottostante.
Il lago glaciale di Grand Croux (2.680 m di quota) aveva già fatto parlare di sé due estati fa. Solitamente il bacino si svuota progressivamente verso la fine di agosto, ma nel 2016 lo fece all'improvviso. In appena otto/dieci minuti dai canali naturali di scarico defluirono 5000 metri cubi di acqua che provocarono la piena del torrente di Valnontey. In quell'occasione non ci furono né danni alle infrastrutture né feriti e da allora il lago è diventato un sorvegliato speciale. Oggi però la situazione è ben diversa.
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L'alveo glaciale è nato nei primi anni 2000 come effetto tangibile dei cambiamenti climatici. Nel 2005 si estendeva su 3.300 mq, superficie raddoppiata nel 2012. Ancora oggi il lago si ingrandisce costantemente e si calcola sia arrivato ad un volume compreso tra i 55.000 e i 70.000 metri cubi. Un secondo svuotamento subitaneo, scenario considerato altamente probabile dagli esperti, porterebbe 50.000 metri cubi di acqua a riversarsi nel torrente nel picco della stagione turistica, quando centinaia di turisti ignari frequentano i sentieri della vallata. Prevedere l'evento con sufficiente anticipo per portare tutti al sicuro è impossibile ed è esclusa l'ipotesi di rendere inaccessibile l'intera zona: l'unica soluzione è riportare artificialmente il livello del lago sotto la soglia di attenzione.
Quello che inizierà lunedì prossimo sarà oltretutto un intervento di sperimentazione per molti versi, che permetterà di testare l'efficacia del sistema di protezione civile in Valle d'Aosta. Materialmente infatti l'operazione sarà effettuata dai vigili del fuoco, ma il trasporto in quota dell'attrezzatura e soprattutto la lunga fase di studi preparatori ha coinvolto e coinvolge diversi soggetti come la Fondazione Montagna Sicura, Protezione civile, Assessorato regionale al territorio e il Parco Nazionale Gran Paradiso. Il costo è stato stimato in 10/15.000 euro: niente se confrontato con i potenziali danni e la possibile perdita di vite umane che provocherebbe un secondo svuotamento.
Tutta l'operazione sarà costantemente monitorata sin dalla prima accensione delle idrovore per capire se tutto procede al meglio. Se così sarà, il lago non creerà più preoccupazioni almeno fino alla prossima estate. Le strutture regionali hanno già iniziato a vagliare soluzioni più a lungo termine. Le idee sul tavolo ci sono, ma sono tutte difficili da realizzare considerato che l'area di intervento è sotto tutela e che i costi di intervento sono alti. La principale ipotesi è quella di un "sifone" che garantisca lo scarico continuo e quindi impedisca l'accumularsi dell'acqua oltre la soglia di guardia.
Già l'esito dell'intervento di svuotamento programmato sarà comunque un interessante argomento di studio per il sistema di protezione civile e di gestione del territorio non soltanto valdostano. Il problema dei cambiamenti climatici infatti riguarda tutto l'Arco Alpino e dal lago di Grand Croux potrebbero nascere soluzioni e metodi di intervento replicabili in altre zone montane.
Come ha sottolineato il sindaco di Cogne, Franco Allera, durante la presentazione dell'intervento, «nel 2016 abbiamo dato un esempio di efficienza e di nuovo lo stiamo facendo adesso. E' un bel segnale quello trasmesso dalla Valle d'Aosta: l'essere capace di garantire un turismo sicuro».
Elena Giovinazzo