Nel 2022 registrati 151 casi di violenze e maltrattamenti in ambito domestico e anche lavorativo
Un corso di formazione sulla gestione delle persone vittime di violenza di genere e di maltrattamento domestico: lo ha attivato l'azienda Usl della Valle d'Aosta per gli operatori del pronto soccorso dell'ospedale U. Parini. L'iniziativa coinvolgerà nei mesi a venire circa 150 operatori.
L'assessore regionale alla Sanità, Carlo Marzi, in una nota sottolinea «l'importanza della formazione per gli operatori di Pronto soccorso sulla gestione delle vittime di violenza di genere, diretta a supportare gli operatori sanitari nel riconoscere i segni di violenza, con una conseguente presa in carico appropriata delle vittime, migliorando la risposta del nostro servizio sanitario regionale».
Lo scorso anno il pronto soccorso aostano ha seguito 151 casi di violenza, di cui 5 con violenza sessuale, con 15 persone ricoverate (altre 3 hanno rifiutato il ricovero). La maggior parte delle vittime (108) sono donne di nazionalità italiana; l'età media è 38 anni. Spesso la violenza è avvenuta in ambito domestico, ma ci sono stati anche 29 casi di aggressioni in strada e 6 sul posto di lavoro.
Il corso toccherà diversi ambiti e fornirà al personale una conoscenza di base del fenomeno e di chi coinvolge: soprattutto donne, come emerge dai dati, ma anche minori vittime di violenza assistita e uomini. La formazione è iniziata nei giorni scorsi.
«Il Pronto Soccorso è spesso il primo contatto per uscire dal vortice della violenza - evidenzia il direttore sanitario dell'Usl, Guido Girardini -. Anche in considerazione del turnover di personale, sanitario ed infermieristico, sia della Medicina e Chirurgia D'Accettazione e Urgenza sia della Ginecologia e Pediatria, è necessario dotare tutto il personale sanitario di queste Strutture delle conoscenze di base del fenomeno della violenza per un'efficace presa in carico delle vittime».
Al personale sarà illustrato il nuovo protocollo aziendale elaborato per affrontare casi di violenza di genere. Antonia Billeci, dirigente medico della Medicina d'Urgenza, è la responsabile scientifica del corso, organizzato insieme alla referente infermieristica Katia Vallet, e spiega: «Nel nuovo protocollo sono stati delineati due percorsi di assistenza, che prescindono dal sesso e dal tipo di violenza: uno per le vittime in età adulta e l’altro per le vittime minorenni. I percorsi garantiscono una adeguata presa in carico delle vittime a partire dal triage fino al loro accompagnamento-orientamento, se consenzienti, ai servizi pubblici dedicati presenti nel territorio. L’obiettivo - aggiunge la dottoressa - è elaborare un progetto personalizzato di sostegno e di ascolto per la fuoriuscita dall’esperienza di violenza subita. Per raggiungerlo sono necessari capacità di ascolto, ma anche perizia nel raccogliere e repertare il materiale biologico e indumenti che costituiscono prove e l'attenzione ad apporre il giusto codice di intervento in modo da registrare con precisione il fenomeno».
Elena Giovinazzo