Il presidente no-vax Minetti: abbiamo parlato di vaccini, non di scuola. E aggiunge: se le scuole ci chiudono la porta in faccia, ci organizzeremo
AOSTA. «I giornali hanno erroneamente titolato che se lo Stato non ci vuole, allora noi vogliamo una scuola diversa: non è così, è tutto il contrario». Stefano Minetti, presidente dell'associazione Pro libera scelta Valle d'Aosta, non ci sta a vedere la sua associazione descritta come un gruppo di famiglie pronta alla "ribellione" contro gli obblighi sui vaccini.
Se la prende in particolare con i mezzi di informazione che, dice, hanno travisato lo scopo dell'incontro organizzato nei giorni scorsi a Fénis. «La prima domanda che ci è stata fatta non era sul tema della conferenza, cioè sui vaccini e sulla nostra posizione, ma subito sul tema della scuola - dice Minetti -. E lì abbiamo iniziato a sospettare che la cosa fosse stata strumentalizzata o male compresa. Non era quello l'obiettivo della nostra giornata».
Spiega il presidente: «L'incontro di Fènis è stato organizzato in collaborazione con Comilva, associazione nazionale sul tema vaccini. L'argomento era diciamo una informativa sui vaccini e sulle nuove normative dopo la pubblicazione della nuova legge, basata sul Dl Lorenzin». Il tema però «è stato travisato - dice Minetti - in funzione di due fatti casuali: un paio di giorni prima era stata pubblicata un'Ansa su un certo numero di famiglie valdostane che erano dell'idea di ritirare i figli da scuola e la seconda il fatto che era presente l'assessore regionale all'istruzione, la signora Certan. Noi avevamo invitato tutta la giunta e tutti i consiglieri e lei è stata l'unica a venire».
A Fénis tuttavia l'argomento scuola, riportato dai media, è stato toccato. «La giornata - dice Minetti - è stata motivo di confronto tra queste famiglie (siamo oltre 400) e mentre ci siamo confrontati sul tema dei vaccini inevitabilmente sono emerse altre sinergie, altri interessi comuni tra cui quelli della scuola».
La questione quindi esiste e Minetti lo conferma. Cita quanto accaduto a Bologna dove «un gruppo di insegnanti ha formato l'associazione "La Scuola che accoglie" che è a favore dell'accoglienza di qualsiasi bambino, vaccinato o meno che sia». Evoca poi quanto accade nei paesi del Nord Europa: «penso alla Svezia, dove le persone vaccinate si sono opposte alla normativa che rendeva obbligatoria la vaccinazione per tutti perché ledeva la libertà. Tutto ciò è culturalmente molto distante dall'approccio adottato dal governo italiano e cioè: se non sono riuscito a coinvincervi con le buone, lo faccio con le cattive».
La Valle d'Aosta però ha altri problemi. «Abbiamo scuole con dieci o cinque bambini per classe e se uno o due non sono vaccinati cosa si fa? Una scuola diversa? Una sezione per non vaccinati? Li lasciamo in mezzo ad una strada? Altra questione: abbiamo difficoltà a tenere aperte le scuole e quindi a tenere in piedi posti di lavoro perché i numeri sono risicati, dunque continuamo ad eliminare posti di lavoro in ragione di una normativa che porta soldi alle farmaceutiche? Mi sembra molto discutibile».
Le famiglie no-vax hanno quindi un "piano b" per i bambini non vaccinati se non saranno ammessi a scuola? «Non vogliamo scuole private - afferma -, ma a questo punto non sappiamo se tra dieci giorni i nostri bambini verranno ammessi a scuola e se per tutto l'anno scolastico o no. Non nascondiamoci: la normativa è nebulosa, non è chiara, ci sono dubbi di legittimità costituzionale. E' evidente che se ci sbattono la porta in faccia dovremo organizzarci in qualche modo, anche per una questione pragmatica. Siamo tutti genitori che devono lavorare per mantenere i figli. Spesso entrambi i genitori lavorano e allora cosa facciamo - chiede? Uno si licenzia prima per rimanere a casa? Noi ci organizzeremo tra genitori in piccoli gruppi o numerosi al fine di poter collaborare. Questo è, secondo me, fare comunità. Certo, una comunità diversa da quella che vorrebbero i nostri politici, una comunità basata sulla volontà delle persone, non sul fatto di nascere in un Comune piuttosto che in un altro. Ma secondo noi è una forma di associazione ancora più forte».
Tra poco ci sono anche le elezioni regionali. «Ci faremo sentire anche nelle sedi opportune con le prossime manifestazioni, ma non soltanto - anticipa il presidente di Pro libera scelta Vda -. Tra un po' ci saranno le elezioni politiche e la nostra posizione in quell'ambito avrà una eco», assicura.
Marco Camilli