A cinque anni dal referendum contro il pirogassificatore il bilancio sulle politiche di gestione dei rifiuti è negativo
AOSTA. A distanza di cinque anni dal referendum contro il pirogassificatore, il bilancio di Valle Virtuosa è decisamente amaro. Le critiche dell'associazione sono rivolte alla politica che «ha fatto tutto il possibile per rallentare e/o vanificare l'adozione di buone pratiche».
L'associazione, che è stata promotrice della consultazione popolare del novembre 2012, cita sette azioni mancate (tra le quali la tariffazione puntuale, l'unificazione dei subATO, le fiere a "rifiuti zero" e la realizzazione dell'impianto di trattamento a freddo) che avrebbero permesso ai valdostani di pagare «una tariffa più equa e contenuta» e allungato la vita della discarica di Brissogne «che invece ora è praticamente esaurita».
La politica è ritenuta la principale responsabile per aver «sempre detto di voler rispettare la volontà dei Valdostani» pur essendo «costantemente impegnata per difendere il mantenimento dei dannosi centri di potere, di spesa e clientela rappresentati dai subATO e per garantire il mantenimento del monopolio della gestione dei rifiuti valdostani a favore di alcuni imprenditori privati (Valeco e Rea Dalmine)».
L'associazione punta il dito contro alcune iniziative introdotte sul territorio tra cui la campagna sull'obiettivo 70% di raccolta differenziata dell'Unité Mont-Emilius ritenuta «un puerile stratagemma per far credere agli utenti che ci si sta impegnando per migliorare una gestione fino ad ora costosa e fallimentare». Una iniziativa avviata in chiave elettorale, sospetta Valle Virtuosa, perché «pur essendo privi di qualsivoglia sistema di riconoscimento delle utenze (codice a barre o chip elettronico), sono stati fatti passare come un passo significativo per l'introduzione della tariffa puntuale ed il raggiungimento del 70% di raccolta differenziata».
Ulteriori critiche sono rivolte ad altre Unité de Communes che non hanno adottato più metodi di raccolta contemporanei, all'eliminazione parziale del "porta a porta" ad Aosta ed ai cassonetti stradali pagati «milioni di euro» in alcune Unités «che non hanno contribuito a migliorare la raccolta differenziata, né in termini di quantità, né di qualità, né tanto meno di vantaggio economico per coloro che la separazione dei rifiuti la fanno con attenzione e buona volontà».
«Basta bugie! Di questa politica virtuale e non virtuosa non ne possiamo davvero più», conclude l'associazione.
C.R.