In Italia sono due milioni le persone che soffrono di fibromialgia; in nove casi su dieci sono donne. E’ una condizione clinica invalidante per i soggetti che ne sono colpiti e, anche se conosciuta da molto tempo, solo recentemente grazie allo sforzo di associazioni e studi clinici ha ricevuto una definizione scientifica e un riconoscimento formale.
Tuttavia in Italia, Il Ministero della Salute non l’ha ancora inserita nel Lea (i Livelli essenziali di assistenza, ovvero la lista delle prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale garantisce ai pazienti), né la fibromialgia ha avuto una collocazione nella lista delle malattie a carattere invalidante.
La fibromialgia costituisce una malattia complessa e ancora controversa, per sintomi clinici aspecifici e differenti nel tempo, spesso sovrapponibili ad altre malattie; diagnosi esclusivamente clinica basati su i sintomi, assenza di esami strumentali e di laboratori utili ai fini della diagnosi differenziale con altre patologie, mancanza tra gli specialisti di una chiara e unanime presa di posizione su i criteri per la diagnosi e al tipo di trattamento. La conseguenza è che la fibromialgia rimane ancora una malattia invisibile, spesso considerata secondaria ad altre malattie e spesso riconducibili per molti medici a disturbi della psiche. Il risultato è che una persona affetta da questa patologia attende in media più di due anni prima della diagnosi, dopo differenti visite specialistiche e diversi esami e trattamenti terapeutici, spesso inefficaci, e con dispendio enorme di risorse economiche.
Cos’è la fibromialgia?
Si tratta di una vera e propria malattia caratterizzata da dolore dell’apparato muscolo-scheletrico cronico e diffuso, invalidante e con impatto rilevante sulla qualità di vita dei pazienti. Al dolore si associano vari disturbi, come stanchezza cronica, disturbi del sonno, problemi cognitivi (es. disturbi di attenzione, di memoria), problemi psichici (es. ansia, depressione), mal di testa, disturbi intestinali, rigidità mattutine (soprattutto al collo e alle mani), il colon irritabile, formicolii e sensazione di punture a mani e piedi, bruciore a urinare, bruciore intimo, dolore durante i rapporti sessuali, sensazione di gonfiore alle mani, dolori al
torace. Nonostante la presenza di dolore in corrispondenza di muscoli, legamenti e tendini, la fibromialgia si caratterizza per l’assenza d’infiammazione dei tessuti interessati; non è una condizione infiammatoria e gli esami di laboratorio non mostrano nessuna alterazione.
Si conoscono le cause della fibromialgia?
Le cause della sindrome non sono ancora state pienamente comprese. I dati scientifici mostrano che alla base esiste una disregolazione nei meccanismi di controllo del dolore da parte del Sistema Nervoso Centrale su base genetica, dimostrato dal fatto che la malattia si manifesta più frequentemente in membri della stessa famiglia. In altre parole nel soggetto fibriomialgico il passaggio dalla percezione dello stimolo doloroso all’elaborazione del dolore a livello cerebrale è alterato. In questi pazienti si è riscontrato un aumento del rilascio di alcuni neurotrasmettitori del dolore, oltre a un’attivazione di aree del cervello molto più ampie rispetto a chi non è fibromialgico. Quest’alterazione rende la soglia del dolore in questi soggetti più bassa rispetto ai soggetti normali.
Fattori ambientali esterni come traumi fisici (per esempio un incidente) o psichici (un lutto, un divorzio); infezioni, artrite reumatoide, epatite, ipotiroidismo poi scatenerebbero la malattia.
Quale rapporto esiste tra depressione, ansia e fibriomialgia?
Molti pensano che diversi disturbi psichici, (depressione, ansia) nei soggetti fibromialgici siano cause e non conseguenza della malattia. Le due patologie in genere coesistono. I dati a disposizione mostrano che solo il 25% dei soggetti sono affetti da depressione e ansia, mentre in genere la fibromialgia provoca cambiamenti del tono dell’umore a causa della difficoltà delle persone a gestirne i sintomi della malattia. In altre parole, nel 75% dei casi la depressione è una conseguenza della fibromialgia non il contrario.
Come si fa la diagnosi di fibromialgia?
Il reumatologo è lo specialista di riferimento che può avvalersi di altre competenze specialistiche (es. fisiatra, terapista antalgico, neurologo, psichiatra). La diagnosi è complessa e richiede tempo e si basa su sintomi caratteristici, specifici criteri e sull’esclusione di altre malattie. Non sono raccomandate, ai fini della diagnosi, indagini strumentali (ecografie, Risonanza magnetica ecc) mentre gli esami di laboratorio raccomandati per un’iniziale valutazione, per escludere altre malattie, sono emocromo con formula e Proteina C reattiva-PCR, che in caso della fibromialgia risulteranno nella norma (la fibromialgia non è una malattia infiammatoria). Per la diagnosi il medico si focalizzano sul dolore, la dolorabilità e sugli altri sintomi. Per la formulazione di una diagnosi di fibromialgia devono essere soddisfatti contemporaneamente tre criteri:
1. dolore diffuso in specifiche aree e regioni del corpo;
2. presenza di sintomi caratteristici (astenia, sonno non ristoratore, problemi cognitivi,
emicrania, dolore / crampi addominali, depressione) che compromettono la vita quotidiana;
3. Durata della sintomatologia pari ad almeno 3 mesi.
Nella formulazione della diagnosi è necessario escludere altre patologie. Le più comuni sono: l’artrite reumatoide, lupus sistemico eritematoso, polimialgia reumatica, polimiosite, spondiloartrite, ipo / iperpara – tiroidismo, e neuropatia.
Esiste una terapia?
Il trattamento della fibromialgia è finalizzato principalmente a ridurre o attenuare i sintomi caratteristici (dolore cronico diffuso, affaticamento, disturbi del sonno, sintomi cognitivi). Tuttavia non esiste al momento un trattamento efficace che consente la remissione completa dei sintomi caratterizzanti la fibromialgia. Il trattamento è individuale e basato su diversi interventi farmacologici e non farmacologici.
Tra quelli non farmacologici sono importanti;
- L'attività fisica, da incrementare gradualmente perché migliora la performance personale, rende il muscolo meno vulnerabile a stimoli esterni ambientali, migliora la tolleranza allo sforzo, migliora la ricezione (o percezione) centrale del dolore, aumenta il rilascio di endorfine che inibiscono il dolore;
- L'idroterapia (il nuoto in acqua calda e in acque termali). Lo scopo di un intervento attraverso l’acqua calda è quello di ridurre il peso corporeo, il dolore, alleviare lo spasmo muscolare e migliorare la forza muscolare e la mobilità;
- L'agopuntura, che è efficace nel miglioramento di dolore, sonno, affaticamento, benessere complessivo e nel potenziamento dell’efficacia dei trattamenti farmacologici. Gli aghi metallici introdotti in punti specifici stimolano i recettori sensoriali che, a loro volta, attivano i nervi che trasmettono impulsi al sistema nervoso centrale per il rilascio di neurotrasmettitori e in particolare le endorfine che hanno proprietà sedative sul dolore. Le endorfine sono gli oppiacei naturali del corpo. In questo modo aumenta la tolleranza al dolore e si ottiene un miglioramento del tono dell'umore;
- Varie tecniche di rilassamento;
- Supporto psicologico (in genere una terapia cognitivo comportamentale, come per esempio tecniche su come controllare il dolore);
- La dieta. L'alimentazione non va assolutamente sottovalutata: la riduzione di peso migliora il movimento e riduce il dolore. E’ raccomandato effettuare 5 piccoli
pasti il giorno, limitare gli zuccheri, limitare il consumo di carne rossa e preferire altre fonti di proteine animali (pesce, pollame, coniglio, uova, latticini e formaggi,
ridurre l'utilizzo del sale, evitare i superalcolici, aumentare il consumo di frutta, limitare l'uso di caffè e tè;
- Terapia Iperbarica. L'ossigenoterapia iperbarica (OTI) è stata recentemente proposta come altro trattamento della fibromialgia in quanto l'ossigeno migliora le attività cerebrali e migliora il controllo del dolore.
Il trattamento farmacologico, da integrare sempre con gli interventi non farmacologici e quando quest’ultimi non hanno dato risultati, prevedono l’utilizzo di vari farmaci analgesici utili per il controllo del dolore, come quelli a base di amitriptilina, duloxetine, tramadolo e ciclobenzaprina, non privi di effetti collaterali.
Conclusione
La fibromialgia è una malattia reale, non immaginaria, invalidante difficile da diagnosticare e da curare. Nonostante abbia avuto il riconoscimento da parte della comunità scientifica come reale malattia, In Italia non è ancora inserita nella lista delle malattia croniche e invalidanti che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria. Tutto ciò causa, nella nostra nazione, gravi disagi per circa 2 mila famiglie, in termini economici e sociali. Da questa malattia non si guarisce, ma comportamenti e stili di vita regolari e trattamenti farmacologici adeguati riducono il dolore e i sintomi e migliorano la qualità della vita.
dott. Franco Brinato
specialista in Medicina d'Emergenza Urgenza e Medicina Termale e dirigente medico di Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso