Progetto Cuore, rischio infarto o ictus per l'8% degli aostani

A rischio anche il 2,3% delle donne secondo i risultati dell'indagine a partecipazione volontaria 

 

È giunto a conclusione il "Progetto Cuore", una indagine a partecipazione volontaria che aveva l'obiettivo di fotografare lo stato di salute del cuore degli aostani. Hanno aderito 213 adulti dai 35 ai 74 anni.

Dai dati raccolti risulta che il 7,9 per cento degli uomini e il 2,3 per cento delle donne presenta un «rischio cardiovascolare globale assoluto», vale a dire a possibilità di subire un evento cardiovascolare maggiore, come un infarto acuto del miocardio o un ictus, nei prossimi dieci anni. In particolare per 6,1% dei maschi il rischio cardiovascolare è «molto elevato».

Tali indicazioni sono frutto dell'analisi di alcuni indicatori dello stato di salute e, più in generale, degli stili di vita condotti da chi ha partecipato al progetto. Per esempio il 29% delle donne e il 25% degli uomini non svolgono attività fisica mentre il consumo di sale in media al giorno è di 9,6 grammi al giorno negli uomini e 7,1 gr/gg nelle donne (l'Oms, Organizzazione mondiale della sanità, raccomanda di non superare i 5 g/gg). Emerge poi che sovrappeso e obesità sono in aumento tra gli uomini (61%) e non tra le donne (stabile 45%), che il 46% degli uomini e il 26% delle donne hanno la pressione arteriosa elevata e, infine, che il 72% delle donne e il 52% degli uomini ha il colesterolo alto (sopra i 190 mg/dl).

Anna Maria Covarino, direttrice della struttura di Igiene degli Alimenti e Nutrizione dell'Azienda Usl, commenta il "Progetto Cuore": «Oltre a rappresentare una solida base di dati per monitorare lo stato di salute della popolazione valdostana, questi risultati offrono la possibilità di sviluppare "modelli predittivi" che consentono la stratificazione della popolazione, il monitoraggio dei fattori di rischio e la gestione integrata di patologie croniche e situazioni complesse come la malattie cardiovascolari».

«L’adozione di un tale modello di stratificazione - prosegue Covarino - potrebbe essere in grado di garantire equità di accesso ed omogeneità di presa in carico attraverso la individuazione di interventi appropriati, sostenibili e personalizzati così come definito nel “Progetto di salute” del singolo cittadino/paziente».

 

 

Clara Rossi

 

 

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